Luci e allucinazioni

Mentre Banksy sposta a Londra sezioni del suo parco giochi distopico Dismaland, un altro luna-park allucinogeno e colorato vive tra le mura di Hangar Bicocca.

Carsten Höller con la sua mostra Doubt incanta Milano e lo fa con un fascino inquietante, quello che ti fa sentire di sottofondo una musichetta dalle note dissonanti mentre un personaggio alla Tim Burton ti invita a entrare.
E anche se non c’è la musica e al posto di un pallido viso burtoniano vediamo solo una ragazza con grandi occhiali da sole, non appena entri nell’hangar hai la netta impressione di trovarti un universo parallelo, surreale e spettrale.

Höller2 è la porta d’accesso al dubbio hölleriano: due vie, due porte, due colori, due percorsi di visita distinti (più in teoria che in pratica). Noi optiamo per il verde, così, a istinto.
Ammetto: è stato davvero difficile arrivare alla fine del non brevissimo percorso dei Decision Corridors,totalmente al buio e senza indicazioni (e ho capito davvero come si sente chi soffre di claustrofobia e del perché gli è sconsigliata la visita).

Giunte alla fine, all’esclamazione:”Ragazze vedo la luce, girate a destre ed è finito!”, ci si trova nell’immensità dello spazio di Hangar Bicocca e questo crea il primo grande disorientamento, che è di fatto uno dei punto cardine su cui gioca l’artista. La mostra nasce per essere due in uno, con due percorsi paralleli, proprio perché è questo quello che ti chiede Höller, di scegliere. Doubt è un altro tipico esempio del coinvolgimento non solo fisico, ma anche emozionale e intellettuale del visitatore su cui ormai poggiano moltissimi artisti contemporanei (e di cui vi ho parlato nell’ultimo post).

Dispiace però che di fatto gli spazi non siano rigidamente separati: Flying Mushrooms si posiziona al centro dei due percorsi permettendo di uscire dal proprio e muoversi liberamente nella sala (peccato, una divisone netta avrebbe generato realmente il dubbio e lasciato il visitatore a riflettere su:”E se avessi scelto l’altro colore?”).
Va comunque anche considerato che questi spazi di incontro fra le due vie della mostra rientrano nell’ottica di Höller, ti chiede di scegliere una strada ma ti fa intravedere l’altra, perché:

“La nostra società tenta di sopprime il dubbio per farci vivere su un binario preimpostato, il dubbio significa che le possibilità sono ancora aperte e che la vita è in grado di stupirci”

Tutta la mostra gioca con i sensi e con la stabilità fisica nonché psichica degli avventori, 13465931_10209620068920105_6148762639877834781_nstrutture che sembrano innocue e ludiche in realtà mirano a mettere a dura prova
l’orientamento, la percezione dello spazio e ingannano i sensi. Double neon elevator si compone ad esempio di pareti di neon, la cui intermittenza e cambio di intensità della luce provoca la sensazione di movimento dell’ambiente circostante; Memory Machine fa roteare delle fotografie a una velocità tale da fonderle insieme e i pesciolini nell’Aquarium ipnotizzano, mentre Light Corridor riprende gli esperimenti del fisico tedesco Berger sul fenomeno allucinatorio (e mettono alla prova i miei occhiali da sole).

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In questa mostra non mancano le occasioni per vivere delle vere e proprie esperienze, noi una di queste l’abbiamo fatta ed è stato un misto variegato di emozioni.

Two Flying Machine si compone di due macchine che hanno l’aspetto di un parapendio metallico, rimanendo a metà tra la giostra ludica e un momento di pausa, una pausa sia riposante che riflessiva. La riflessione avviene da due punti di vista, nell’intenzione dell’artista l’opera è infatti fruibile sia provando l’esperienza di simulazione di volo, sia rimanendo giù a guardare.

Ho vissuto entrambe le posizioni e in effetti comprendo bene ciò che spiega Höller: le persone che stanno utilizzando le macchine si trovano in una situazione di fatto imbarazzante, sospesi a mezz’aria come “sacchi di patate”. Se inizi pensando che sia stravagante volare sopra una mostra d’arte, al secondo giro ti godi la sensazione rilassante del volo, al terzo inizi a sentirti in imbarazzo, al quarto giro ringrazi che sia finito. Il movimento è lentissimo, come una vecchia ruota panoramica solleticata dal vento in un parco divertimenti abbandonato di Coney Island, quel movimento malinconico e trascinato di chi potrebbe regalare grandi emozioni ma si ritrova a fare sempre il solito, ripetitivo, giro.

“Molti ritengono che le mie opere vadano sperimentate in prima persona fruendole, mentre io penso che si possa vivere l’esperienza anche attraverso altre persone, osservano il mio lavoro dall’esterno o semplicemente contemplandolo. Dipende da chi sei e da quel che senti”

Se però continuate a essere quelli da “voglio provare tutto”, allora sappiate che avete tempo fino al 31 luglio per dormire in mostra: Two Roaming Beds (Grey) sono infatti due posti letto a pagamento per passare la notte dentro l’Hangar Bicocca e su un’opera d’arte. I due letti singoli sono radiocomandati tramite un algoritmo e un segnale GPS e si spostano sul pavimento lentamente e con un movimento circolare; nel prezzo è compreso anche un set di dentifrici speciali realizzati per l’occasione, che inducono a un’esperienza onirica già intensa e aiutano ad avere ricordi più vividi dei propri sogni…mica male eh?

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